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Il D.Lgs. 81/2008, all'articolo 18 comma 1 lettera l prevede che il datore di lavoro o i dirigenti debbano "adempiere agli obblighi di informazione, formazione e addestramento [...]", tuttavia, non specifica nel dettaglio quali siano questi obblighi che vengono rinviati a punti diversi dello stesso decreto o altri provvedimenti.
La manutenzione del verde è un servizio molto spesso affidato a soggetti esterni. Questo, però determina che l’impresa che riceve l’incarico debba possedere specifici requisiti di legge, in base all’articolo 12 della Legge 154/2016.
La UNI ISO 45001:2018 tratta in maniera molto più approfondita, rispetto al suo predecessore BS OHSAS 18001:2007, il tema della consultazione e partecipazione dei lavoratori ai processi aziendali.
Il Decreto Ministeriale 10 marzo 1998, prevede, per i luoghi di lavoro:
"3.13 - ILLUMINAZIONE DELLE VIE DI USCITA
Tutte le vie di uscita, inclusi anche i percorsi esterni, devono essere adeguatamente illuminati per consentire la loro percorribilità in sicurezza fino all'uscita su luogo sicuro.
Nelle aree prive di illuminazione naturale od utilizzate in assenza di illuminazione naturale, deve essere previsto un sistema di illuminazione di sicurezza con inserimento automatico in caso di interruzione dell'alimentazione di rete."
Le prescrizioni di dettaglio circa l'illuminazione di emergenza, le troviamo all'interno della UNI EN 1838:2013 "Applicazione dell'illuminotecnica - Illuminazione di emergenza".
Qualora la valutazione rapida (Quick assessment) non dovesse dare un risultato definitivo, si deve procedere alla valutazione approfondita.
Questa si realizza attraverso l'applicazione della UNI ISO 11228-1, sfruttando alcune indicazioni riportate dalla ISO TR 12295.
La UNI ISO 11228-1 prevede una valutazione per fasi successive, nelle quali il valutatore è guidato nella verifica del rispetto o meno di alcune condizioni di riferimento.
Cosa prevede la normativa vigente?
Quali sono le norme techinche applicabili?
Quali sono i rischi legati all'assunzione e mantenimento delle posture incongrue?
Come si valuta il rischio da posture incongrue?
In questo articolo trovere la risposta a queste domande e un file excel che potrete utilizzare per la valutazione delle posture statiche.
La ISO TR 12295 ha introdotto la valutazione per fasi per permettere una valutazione più o meno dettagliata in base alle condizioni.
La prima fase è composta dalla domanda chiave che, nel caso del sollevamento è se sono presenti o meno operazioni che richiedano il sollevamento di carichi di peso pari a 3 kg o superiore. La risposta negativa, determina la non applicabilità del rischio e la valutazione si arresta a questo punto.
In caso positivo, si passa alla valutazione rapida andando ad analizzare i punti 3.2.1 e 3.2.2.
L’Alternanza Scuola Lavoro è un istituto nato nel 2005 con il D.Lgs. n. 77 del 15/04/2005.
Ma è con la c.d. “Buona Scuola” Legge 107/2015 che, all’articolo 1, dal comma 33 al comma 43, ne vengono regolamentate nel dettaglio le modalità di realizzazione.
Non sono mancati, però, casi di abusi di questo istituto e casi di infortuni anche gravi a danno degli studenti. Diventa, quindi, essenziale, comprenderne le meccaniche per poterle governare.
L'elemento essenziale è la "convenzione": l’alternanza scuola lavoro si basa su una convenzione (comma 40) che le scuole stipulano con le strutture che ospiteranno gli studenti. All’interno della convenzione, sono riportate le regole che legano questi due soggetti. Scrivere una convenzione adeguata significa ridurre significativamente i rischi. Tuttavia, rimane un capitolo importante: l'assegnazione di risorse e competenze necessarie per mettere in atto le misure necessarie.
La norma UNI 11560:2014 disciplina "l'individuazione, la configurazione, l'installazione, l'uso e la manutenzione" dei sistemi di ancoraggio permanenti in copertura.
Dopo aver individuato quali sono i distretti interessati dalla movimentazione manuale dei carichi, la ISO TR 12295 ci invita ad effettuare una valutazione preliminare volta a individuare, immediatamente e con poco sforzo computazionale, le condizioni di rischio sicuramente lievi o gravi.
Questo approccio, permette di poter gestire in maniera rapida e senza inutili calcoli, tante situazioni lavorative, soprattutto quelle con scarsa ripetibilità e, quindi, di difficile modellizzazione con i metodi di cui siamo in possesso.
Sappiamo molto bene quanto sia l’incidenza di malattie professionali legate alle attività che rientrano nella definizione di movimentazione manuale dei carichi. Questo dato non può che indurci a considerare questi come i rischi su cui focalizzarci con maggiore attenzione.
Nonostante questo, la valutazione dettagliata della MMC risulta ancora una tematica considerata di alta specializzazione, che non rientra tra le competenze della maggior parte di coloro che si occupano di sicurezza e salute dei lavoratori.
Con una serie di articoli, voglio offrire una guida rapida in grado di inquadrare il problema, almeno a livello generale, lasciando agli approfondimenti specifici le considerazioni di merito.
La valutazione dei rischi e la conseguente redazione del Documento di Valutazione dei Rischi hanno, come fine ultimo, quello di portare al miglioramento dei livelli di sicurezza aziendali.
Questo importante principio viene spesso "dimenticato" o realizzato in maniera non adeguata, conducendo ad uno svuotamento del significato del DVR stesso o ad una non adeguata implementazione delle necessarie misure di sicurezza.
In questo articolo cerco di approfondire questi obiettivi e fornire dei consigli per migliorare la qualità della propria attività di consulenza.
Spesso veniamo attanagliati dalla frenesia perché passiamo gran parte del nostro tempo a correre dietro alle emergenze e alle attività che avremmo dovuto svolgere ma per le quali non abbiamo mai trovato il tempo necessario.
Non intendo parlarvi di gestione del tempo, perché sono la persona meno adatta a farlo, ma desidero proporvi un modo per migliorare un po’ questa situazione grazie alla pianificazione.
Spesso, come RSPP, ci chiediamo se abbiamo considerato tutte le possibilità e almeno segnalato al datore di lavoro, cosa fare per evitare gli eventi che abbiamo previsto.
La risposta è: no, non abbiamo previsto tutto quello che può accadere e ritengo che sia impossibile anche solo pensare di farlo.
Che facciamo? Conviviamo con il terrore che possa capitare l'imprevisto? Oppure, molti degli eventi che potrebbero cagionare un danno grave sono, almeno in parte, prevedibili?
Fatto salvo che il terrore non può abbandonare mai l'RSPP; insieme ai nostri clienti possiamo mettere in atto un sistema che ci permetta di imparare e ridurre così la probabilità di eventi gravi e delle relative conseguenze.
Spesso, ai corsi di formazione e parlando con i colleghi, rilevo una grande apprensione legata al rischio di eventuali conseguenze penali e civili dovute all’operato come RSPP o anche solo come consulente aziendale.
Come ben saprete, anche se il D.Lgs. 81/08 non prevede sanzioni a carico dell’RSPP, mancando pure l’articolo relativo agli obblighi di questa figura, non mancano le sentenze a carico di coloro che sono stati chiamati, sia come risorse interne sia come consulenti, ad occuparsi della materia legata alla sicurezza e salute dei lavoratori.